Il mio libro

È parecchi anni che ci penso, e penso al fatto che ho l’ansia di farlo, che sarà durissima, che sarà una delle cose più belle che potrei fare, più autentiche. Sono anni in cui le persone che mi conoscono di più, non perdono tempo a incitarmi a farlo.

E quasi mi ci fanno credere, dicono che arriverà il momento e l’argomento giusto.

Scusate, amo troppo fare la vaga, sarò un po’ più diretta, vorremmo scrivere un mio libro.

L’ho detto, lo penso, l’ho pensato, ma sembra sempre più difficile come più facile.

La mia solita durezza e mania di perfezionismo non mi concede di scrivere una prima “boiata”; che tanto poi, chi mi deve leggere?

Ma tralasciando il fatto che ci sarebbero persone che vorrebbero leggerlo immediatamente, è difficile concedermi la scrittura.

Negli anni, la scrittura è diventata un qualcosa che mi concedesse di fare uscire la mia verità. Fuori dalle maschere, almeno con me stessa.

Questa abitudine di indossare una corazza che ormai è diventata parte di me, o chissà lo è sempre stata. Una delle mie 3000 sfaccettature.

Ma anche la mia scrittura, come da sempre, ha avuto paura dei lettori, di cosa avrebbero pensato. Ed ecco il mio scrivere in questo modo maledettamente a volte incomprensibile. Paura di ferire, paura di essere compresa davvero, paura di essere vista.

Credo che qui dentro moltissimi bloggariani possano sapere cosa voglia dire questa “paura”, o almeno per chi è come me, che quando scrive, esce.

Questo libro è anni che lo scrivo mentalmente, sopratutto mentre guido; ho dato mille inizi a questo libro, mille prime frasi, ma mica bastano, mica si può sempre solo iniziare, da qualche parte devo pur andare.

Però, cara Nico, un inizio c’è l’hai.

Vuol dire che sai di cosa vuoi parlare.

Si lo so, ed è esattamente per questo che non so assolutamente come gestire la scrittura di un libro intero. Ho tantissime cose da poter dire, ma..

Ma servono le palle.

Serve la sicurezza di potersi mostrare, di dare un colore ad un pensiero e renderlo visibile a qualcuno. A volte è difficile farlo vedere a me stessa, figurati agli altri.

Ma so che negli anni qualche piccola sicurezza me la sono costruita, reale e forte non lo so, tanto sicura quanto estremamente umile ed insicura.

Ora c’è che devo prendermi del tempo, perché so vomitare roba, tutta in un attimo, tutta seduta in macchina per ore con la musica in sottofondo , ma non so rateizzare e riprendere pensieri.

Ci sono volte in cui ho il bisogno anche fisico di scrivere, come in questo momento, vomito parole. Poi ci sono volte in cui devo rileggere post, e ricordarmi chi sono.

Ma insomma, lo scriviamo questo libro?

Con l’unico argomento di cui potrei parlare per ore ore, giorni anni.

Ora sfiderò i miei amici ad indovinarne l’argomento, vediamo cosa ne esce..

Vi aggiornerò

Intanto grazie, come sempre

Amori a luci..

Tu credi nel per sempre ?

Credo nel per sempre quando mi innamoro.

Perché quando ci si innamora entri in una turbina e non ne esci, ami alla follia e credi e vivi per il per sempre.

A volte scopri che non è vero, ma poi torni a crederci ancora.

Non è mai così tanto bello parlare di amore se non proprio quando sei innamorato, gli occhi brillano, le anime ballano e i cuori si abbracciano.

È due settimane che cerco una canzone che passa in radio di cui mi ha colpito il testo, finalmente oggi l’ho trovata.

Dice: “quelli come me:-ti amo pure se ci conosciamo solo da un istante”

Non c’è un tempo per amare, non c’è un giusto tempo, un giusto modo. Non c’è niente di giusto o sbagliato se c’è amore.

Il cuore ama quando sente, quando fa vibrare il corpo, quando batte.

Il per sempre è un lampo di luce che dura un attimo o dura dieci anni.

Sono occhi di comprensione, di attenzione e protezione. Di un bene che arriva da dentro. Da un biglietto trovato per caso, con una dedica coraggiosa scritta.

l’amore non è ragione. Non esistono regole in amore, non ci sono limiti, ne giudizi, ne consigli. l’amore si sente e poi si vive se ne si ha il coraggio.
Si può amare anche dopo un solo minuto, alle persone più buone capita, amano chiunque senza distinzione, senza parametri e senza chiedere nulla in cambio.
Al mondo d’oggi si ha paura a dire “TI AMO”, perchè “è troppo presto o è troppo forte”, perchè si è abituati all’egoismo, all’individualismo, alle serate passate a ridere senza ascoltarsi. Così si finisce per non credere più all’amore e alle persone che ti amano senza un motivo, ai per sempre nati sotto luci o quelli cresciuti nel buio. Io ci credo. Io ci credo più di me stessa al per sempre di luci.

Quando la notte parla

Era una notte d’amore e tornavo a casa. Il cielo ruggiva ma non mi faceva paura. Quella spiaggia era barricata da un cancello dove mi sono aggrappata per non permettere al vento di spazzarmi via da quella meravigliosa visione.

La sabbia mi si alzava contro il corpo, tirandomi indietro. Il mare mi chiamava.

Sentivo la voce del vento perfino attraverso le cuffiette che urlavano musica. Attorno a me nessuno. Solo io. Ma in mezzo a quel casino mi sentivo più forte che mai.

La ragione mi sgridava, mi diceva che dovevo rientrare a casa perché era un tempaccio quello, ma aveva il tono di una madre che parla ad un figlio pur sapendo che non la ascolterà mai.

Aggrappata a quel cancello una piccola sognatrice chiudeva gli occhi per ascoltare meglio il mondo e l’amore, quello vero.

Le ante del mio armadio

Basterebbe il titolo per dire tutto ciò che c’è da dire, le ante del mio armadio. L’ultima cosa che faccio sempre prima di mettermi a letto è aprire le ante del mio armadio; creano quel fascio di buio che si direziona sul mio letto e proteggono il mio mondo più delicato.

I miei fratelli mi prendono in giro per questo, a loro basta spegnere la luce o tirare giù la tapparella, mentre io per sentirmi al sicuro e dormire tranquilla apro le ante del mio armadio proprio di fianco al mio letto ed è fatta “mi sento al sicuro”.

Ho questa particolarità: per dormire devo avere il perfetto fascio di luce che vive nella stanza. E voi avete particolari e simpatiche esigenze per dormire?

cara me…

Partiamo da qui.

Stavo pensando a chi mi sarebbe piaciuto confidare il mio stato d’animo ed alcune riflessioni: ho pensato come prima persona a mio padre, perchè lui di quel che ho passato nell’ultimo periodo non sa ancora niente. Ho provato ad accennargli qualche parola ma è uscito solo:- papà, vorrei spiegarti cosa sta succedendo, ma non lo so neanche io. Non nego che avrei apprezzato molto un po di vicinanza e comprensione da parte sua, sarei riuscita a liberarmi di qualche pensiero forse, oppure semplicemente avrei sofferto un po meno ma tutto questo non importa al momento.

Forse, su questo blog, ciò che ho di più caro, dovrei scrivere a Nico, con un po di onestà e con tanta dolcezza.

Ultimamente sono stata con te parecchio dura e mi sento un po in colpa a dire la verità, non è facile parlarti, sono un po arrabbiata e delusa e lo sai, ma sono anche del pensiero che dobbiamo fare un lavoro di squadra. Abbiamo un obbiettivo e se continuiamo a farci la guerra rischiamo di spezzare in modo brusco questo rapporto delicato.

Mi sento già un pochino meglio nello scriverti, è da molto che non parliamo e ci ignoriamo. Un po mi manchi. Datti il tempo che ti serve, abituati a stare un po con me, una camomilla la sera, un bel libro come ai bei vecchi tempi.

E’ vero, sei sballottolata dai mille impegni che continui a prendere, va bene, fai tardi la mattina, la notte sei in giro e a volte mangi poco, ma tu lo sai che passerà. Non voglio sgridarti, non ho neanche le carte in regola per farlo, ma parlami quando riesci, almeno un po.

Sono stata comprensiva e presente per tutti sempre, non ho mai potuto farne a meno, ma ora non ho tanta voglia di farlo ancora, vorrei dedicarmi a te, ma tu devi lasciarti affidare alla mia calma.

CALMA.

Buonanotte nico

Il viaggio perfetto 

Un viaggio perfetto può iniziare una mattina qualunque, alle cinque, alle dieci o di sera. Un viaggio perfetto inizia anche di notte se lo si decide, oppure si può non decidere nulla. A volte ci si ritrova in un viaggio senza accorgersene: non si sa quando si è partiti ne dove si sta andando.

Noi esseri umani ci differenziamo l’uno dall’altro con la nostra anima. Ci sono anime trasparenti che non sentono e non si fanno sentire, e per loro non esiste viaggio che lo faccia viaggiare veramente. Poi ci sono anime solitarie che cercano costantemente viaggi da vivere; sperano di incontrare piccole cose da raccogliere, mettere nello zaino e lasciarle giù quando pesa troppo.

Ecco cos’è un viaggio: io e il mio zaino pieno di tutto quel che di me vorrei portarmi dietro, pronta a svuotarlo e riempirlo di cose migliori.

Per me vivere un viaggio non è preparare la valigia o prendere per forza un aereo che ti porta a mille chilometri di distanza; capita infatti di scoprire che le mete migliori per ritrovare se stessi sono ovunque tu decida che siano.Ogni viaggio ti prepara meglio alla vita e non importa la distanza: si può viaggiare dentro la vita di qualcun’altro, assimilare esperienze altrui e farsene una propria ricchezza.

L’ultimo dei miei viaggi mi ha portato in Belgio, immergendomi in una lingua diversa e in un altro ritmo di vita.

Mi agita scoprire quanto è piccolo il mio spazio a confronto con il mondo, quanto bisognerebbe conoscere delle altre persone, delle loro giornate in altri paesi, delle problematiche che probabilmente affrontano oppure scoprire di quante cose che avresti sperato nell’esistenza, esistano davvero.

C’è cosi tanto da conoscere e che non conosco che non me ne capacito a pensare di non avere il tempo necessario per scoprire tutto. Non è giusto. Abbiamo un tempo di vita limitato e un mondo infinito di cose da conoscere e degne di essere vissute.

Un viaggio perfetto ci insegna infine: qualcuno ci ha creati come minuscoli esseri rispetto al mondo, ma ci ha dotato di grande curiosità che nutrendola ci permetterà di crescere a dismisura.

Buon viaggio.

Toccata e fuga

Ci sono dei momenti nella vita che sono pieni da far sentire le lacrime nello stomaco.

Ho un’emozione soffocante, persa dentro di me.

Era una sera, si stava concludendo la giornata, una buonissima giornata: io che sorrido, io che salto come un grillo sulle trisce pedonali, io che ho voglia di provare una pizza che sembra immangiabile, io che sorrido.

Io in viaggio per la prima volta.

Fuori dall’Italia finalmente, per la prima volta.

Finalmente io e un viaggio.

Quella passione che io amo alla follia di stare con me e i miei momenti.

Quella sera in macchina in ritorno da Innsbruck in Austria verso la casetta dove alloggiavo con il mio compagno di viaggio, un filo di musica accompagnava il silenzio dolce galleggiante, le luci della cittadina che finivano sempre più sotto di noi salendo sempre di più, le chiacchiere ormai concluse, per poterci godere quel momento.

Ricordo di aver sentito le lacrime dentro di me, avevo nostalgia di quel momento, non era ancora finito e già mi mancava.

Pensavo a quanto bello fosse stare lì, lontano da tutto e con il meglio di me.

Quella notte chiacchierai tanto con quegli occhi belli, raccontai della mia vita, di me da piccola, di me ora, delle mie passioni, dio ciò che adoro e che mi appassiona.

Serenità galleggiante.

Ricordo la nostalgia che provavo di quei momenti ancor prima di viverli. Era un’emozione così intensa da non capire.

Quella notte stavo molto bene ma non riuscì a dormire molto; per me non era così facile addormentarmi accanto ad un corpo sconosciuto, che a differenza mia, ci aveva messo ben poco a russacchiare nel sonno.

Ogni tanto mi sono permessa anche di guardarlo mentre svegliandolo tra un russacchio e l’altro si imbarazzava accorgendosi di essere mezzo nudo.

Anche la sue pelle bianca e la sua naturalezza era per me ispirazione e molta calma.

La mattina eravamo pronti per prendere le nostre borse e dirigerci in Germania.

Il traffico ci fece attendere un po’ di più il transito nella mia nuova meta e ne approfittammo per sgranocchiare quelle provviste di cibo che fortunatamente ebbi l’idea di portare. Così tra una schiacciatina e mille racconti arrivammo in Germania.

Quel dì, di un po’, di me.
Non appena entrati nel nuovo paese ci accolse un bellissimo lago a Fussen che abbiamo avuto il piacere di fotografare e fotografarci.

Visitammo due castelli a Schwangau con una camminata lunghissima che mi sono goduta passo per passo.

Arrivato il momento di tornare ci preparammo per il lungo viaggio che mi ha riservato belle sorprese.

Una nevicata ci ha accompagnato per molti chilometri causando delle ansie al mio compagno di viaggio e delle risate e felicità tutte per me.

Consapevole di tutti i rischi che stavamo passando, io, comunque, avevo fiducia.

Mi fidavo tanto da voler tranquillizzare la situazione con la mia felicità, ma la sua preoccupazione rendeva tutto più reale e vero.

Il viaggio fu pieno di racconti che scriverne un libro non basterebbe. Dentro di me cresceva quella tristezza immensa che poi mi avrebbe accompagnato per i giorni seguenti.

Ero stata bene da far schifo, e l’idea che si stava concludendo quella avventura mi si stringeva il cuore.

Io non avrei più raccontato, io non mi sarei più sentita cantare stonata, io non avrei più riso così tanto. Ho riservato tutto quello per il viaggio, lontano. Ed esso si stava concludendo.

In quei due giorni ho trovato casa, ho trovato quello che più mi piace di me, ho assaporato la mia serenità e voglia.

Nostalgia

In ricordo del mio primo viaggio fuori Italia.

01-01-2017